PRIMO CAPITOLO
Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...
Sebastiano, rimpiangendo di esser nato servo, si fece forza e uscì spalancando l'uscio. Il cappello, mal calcato per la fretta, gli volò subito via e l'uscio cominciò a sbattere per il forte vento. Cercando di seguire con lo sguardo dove se ne stava finendo il berretto fece per richiudere la porta, ma nel voltarsi calpestò il pettine del rastrello che gli si stampò in faccia con violenza. Si portò le mani al naso e l'uscio gli sbattè contro, facendogli perdere l'equilibrio. Cadde imprecando sui sassi, sbucciandosi ginocchia e mani.
Fu proprio in quel momento che, acceccato dal dolore ma non sordo, udì una carrozza fermarsi davanti alla sua umile dimora....
CAPITOLO CAMEO DI NAPLES
Da quella carrozza scese un personaggio squallido, i tratti del viso tirati davano un senso di terrore al ghigno che fece nel guardare Sebastiano, mentre apriva la pergamena che decretava la sua condanna. Due tirapiedi, neri e grifagni afferrarono per le braccia quella povera figura. “Tu sei Sebastiano da Acerenza?”. Un “sì” tremante uscì dalla bocca dell’uomo. “Siamo venuti a riscuotere il balzello sui tuoi raccolti…”. “Ma… quali raccolti? Il campo è bruciato una settimana fa…”. “Allora, per decreto di Sua Signoria Ildebrando, Unico Signore incontrastato di questa valle, la tua casa servirà ad onorare il tuo debito”, replicò quella squallida figura, “… e tu marcirai in galera!” soggiunse. “Maledetti! Maledetti! Siete stati voi a bruciarmi il campo! Maledetti!”. Sebastiano fece per avventarsi contro quell’esattore, ma i crucchi lo fermarono scagliandolo contro il muro e tramortendolo all’istante. “Portate via questo sacco di letame” fece sprezzante ai suoi tirapiedi quell’orribile uomo, mentre tutti salivano sulla carrozza, e tutti osservavano atterriti da dietro le finestre ben chiuse. Una freccia, però, colpì in pieno petto il primo crucco, che crollò stecchito al suolo con un gemito soffocato. “Ma che dia…” non finì la frase il secondo che la sua gola fu recisa da un secco colpo di pugnale. L’esattore si affacciò dalla carrozza, ma fu subito scaraventato per terra dall’arciere e dal secondo assalitore, entrambi a volto coperto. Fece per difendersi, quella squallida figura, ma la furia omicida imperversò anche su di lui, con un’unica coltellata al cuore che lo uccise sul colpo. “Portiamo via la carrozza ed i cadaveri!” soggiunse l’arciere. “E tu vattene!” urlò l’altro a Sebastiano. “sei libero, ma ritorneranno!”. L’omino, paralizzato dal terrore, fece “sì” col capo, mentre la carrozza si allontanava, e la gente usciva dalle case guardandola andar via, incerta tra la speranza di un’insurrezione e la paura della reazione che ci sarebbe stata.
SECONDO CAPITOLO
Sebastiano, ancora stordito, guardò prima la carrozza allontanarsi e poi la casa che avrebbe dovuto abbandonare. Da qualunque parte si voltava vedeva solo problemi, problemi irrisolvibili. Tremando decise di andare dall'unica persona al villaggio di cui si fidava.
-Chiarettaa! Ci sei? - la chiamò da sotto la finestra. Gli risposero un paio di oche, che gli andarono incontro minacciose cercando di allontanare l'intruso dal cortiletto. Il villaggio era famoso per le oche di rara bellezza che ci vivevano; per questo, dalla notte dei tempi, tutti lo chiamavano Gooselander.
Il ragazzo stava per andarsene via deluso quando la vide arrivare con il cesto della spesa. Gli si illuminarono subito gli occhi, a Chiaretta voleva bene come a una sorella (seeeeeeee ndr). Erano cresciuti insieme da quando lui, a 6 anni, aveva perso entrambi i genitori.
- Sebastiano, che fai in giro, devi scappare! - Gli disse subito Chiaretta, che ne veniva dal mercato e aveva sentito di tutto quello che gli era accaduto.
- Ma dove posso andare... non ho un posto dove rifugiarmi...- Sperava di sentirsi offrire subito riparo e ospitalità ma lei invece gli sussurrò:
- Oh povero amico mio, vai a rifugiarti nel bosco ma stai attento a non camminare sul sentiero! Vedrai che qualcuno si farà vivo e ti aiuterà, ci sono tanti nostri compaesani che si nascondono lì - . Poi si tolse svelta il grembiule e lo riempì a mo' di sacco con tutto quello che aveva nel cestino: - Prendi, qui hai da mangiare per almeno due giorni, ti basterà. Vai, presto, e tienti nascosto! -
Dopo averla ringraziata malamente per via della delusione che gli stringeva la gola, Sebastiano legò il fagotto a un bastone e, tenendolo tristemente in spalla, si avviò guardingo verso il bosco, senza mai voltarsi indietro. Mano mano che gli alberi si infittivano, la luce del sole veniva meno e il povero ragazzo cominciava a spaventarsi ad ogni fruscio di foglia tanto che, per guardarsi indietro all'ennesimo rumore, inciampò in una radice e cadde. Quando fece per rialzarsi un uomo, sbucato dal nulla e dalle spalle larghe il doppio delle sue, gli sbarrava il passo.
Fiducioso che fosse uno dei compaesani che si nascondevano nel bosco, pronti ad aiutarlo come gli aveva spiegato Chiaretta, Sebastiano gli rivelò subito il suo nome e gli chiese aiuto per nascondersi dal tiranno. Lo sconosciuto gli rispose tranquillizzandolo con un: - Ceeeeeeeeerto, seguimi - e, prendendolo rudemente per un braccio, lo condusse in direzione opposta a quella del bosco. Il giovane, sentendosi finalmente in salvo lo seguì senza far storie. Raggiunta una piccola radura vide, nascosto dietro un'enorme quercia, un carro trainato da due bei cavalli neri con due uomini armati seduti in cassetta. Il suo nuovo amico lo fece salire sul retro e Sebastiano ne fu veramente felice, cominciava ad essere stanco di tutto quel camminare e le scarpe, già bucate, si erano rotte anche in punta. Grande però fu il suo stupore quando, partiti i cavalli al galoppo, quello che credeva suo compaesano improvvisamente gli legò i polsi saldamente al carro. Lo stupore si tramutò velocemente in disperazione quando capì che il carro si stava dirigendo di gran carriera verso... il castello!
TERZO CAPITOLO
Rinchiuso in uno stanzone freddo e buio del castello, in attesa che il tiranno tornasse da un viaggio e decidesse cosa fare di lui, Sebastiano non faceva altro che darsi dello stupido per essersi fidato del primo che aveva incontrato nel bosco. Ad un certo punto, però, i suoi lamenti furono interrotti da un guaire ripetuto, che proveniva da una catasta di legna e da alcuni sacchi di patate ammucchiati in un angolo. Incuriosito si avvicinò. Con le mani ancora legate gli era difficile spostare i legni e aveva paura che lo potessero accusare di aver rubato qualcosa, se lo avessero sorpreso a frugare lì in mezzo, ma poiché i guaiti continuavano spostò una trave e si accorse con stupore che uno dei sacchi si muoveva. Slegò a fatica i lacci che lo chiudevano e dall’apertura sbucò subito il muso di un cane che prese a leccargli la faccia. – Fermo, fermo. Non mi ringraziare, non sei fuori dai guai! – disse intanto che il cane balzava fuori scodinzolando a più non posso. - Ma chi mai può essere stato così cattivo da imprigionarti in questo modo? – si chiese mentre faceva per annodare di nuovo i lacci . Il cane lo fermò morsicandolo piano alle mani e insinuò il muso nel sacco mugulando. - Che c’è? Che hai? Vuoi forse tornare dentro? - Diede un’occhiata, in fondo c’era ancora qualcosa … - Ma Santa Maria! – esclamò stupito Sebastiano – c’è un cucciolo qui dentro! E’ il tuo? - Lo tirò fuori, sembrava non si muovesse, gli occhietti erano chiusi. Lo posò delicatamente a terra e la cagnetta cercò di rianimarlo leccandolo per benino. Il cucciolo si riprese quasi subito e, ancora ad occhi chiusi, cercò di ciucciare un po’ di latte.
Bel guaio, bel guaio! – si disperò Sebastiano – Mi faranno pagare anche questa!
La cagnetta, un bellissimo cane da caccia dal manto pezzato, lo guardò come se capisse quello che diceva e prese a mordergli le corde che gli stringevano i polsi. In poco tempo fu libero.
_ Eh… e adesso cosa ti credi di aver fatto? Di qui non si esce!! – fece il ragazzo, massaggiandosi i polsi. Ma la cagnetta dallo sguardo dolce e intelligentissimo andò verso la legna e abbaiò piano.
-Che c’è? Secondo te mi posso nascondere sotto la legna? – la rimbrottò Sebastiano, che proprio piccolo non era. Si avvicinò però al punto della catasta verso cui il segugio puntava con così tanta decisione e, guardando con attenzione sotto tutta la legna, intravvide una botola. Esitò un attimo poi si fece spazio spostando alcune travi e provò ad aprirla. Soltanto un legno faceva da serratura e in poco tempo il ragazzo riuscì a spalancarla. Dalla botola si arrivava ai bordi del fossato pieno d’acqua che correva tutto intorno al castello.
La paura lo bloccò all’istante, in paese si diceva che in quelle acque vivevano draghi ferocissimi che divoravano tutto quello che ci cadeva dentro.
La cagnetta intanto aveva preso delicatamente in bocca il cucciolo e lo aveva spostato vicino al bordo dell’apertura sperando che il ragazzo si decidesse a scendere. Sapeva che senza il suo aiuto non sarebbe riuscita a portare in salvo il suo piccolo .
In quel momento Sebastiano sentì dei rumori e capì che se non si fosse sbrigato, presto le cose per lui sarebbero andate a finir male, molto male. Nessuno tornava vivo dalle prigioni del castello. Un altro rumore, dei passi. Sebastiano scelse di rischiare. Prese il cucciolo e se lo infilò al petto, dentro la blusa di lana. Poi si calò dalla botola, sprofondando fin quasi alle ginocchia nell’acqua gelida. La cagnetta lo imitò all’istante.
.
Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...
Sebastiano, rimpiangendo di esser nato servo, si fece forza e uscì spalancando l'uscio. Il cappello, mal calcato per la fretta, gli volò subito via e l'uscio cominciò a sbattere per il forte vento. Cercando di seguire con lo sguardo dove se ne stava finendo il berretto fece per richiudere la porta, ma nel voltarsi calpestò il pettine del rastrello che gli si stampò in faccia con violenza. Si portò le mani al naso e l'uscio gli sbattè contro, facendogli perdere l'equilibrio. Cadde imprecando sui sassi, sbucciandosi ginocchia e mani.
Fu proprio in quel momento che, acceccato dal dolore ma non sordo, udì una carrozza fermarsi davanti alla sua umile dimora....
CAPITOLO CAMEO DI NAPLES
Da quella carrozza scese un personaggio squallido, i tratti del viso tirati davano un senso di terrore al ghigno che fece nel guardare Sebastiano, mentre apriva la pergamena che decretava la sua condanna. Due tirapiedi, neri e grifagni afferrarono per le braccia quella povera figura. “Tu sei Sebastiano da Acerenza?”. Un “sì” tremante uscì dalla bocca dell’uomo. “Siamo venuti a riscuotere il balzello sui tuoi raccolti…”. “Ma… quali raccolti? Il campo è bruciato una settimana fa…”. “Allora, per decreto di Sua Signoria Ildebrando, Unico Signore incontrastato di questa valle, la tua casa servirà ad onorare il tuo debito”, replicò quella squallida figura, “… e tu marcirai in galera!” soggiunse. “Maledetti! Maledetti! Siete stati voi a bruciarmi il campo! Maledetti!”. Sebastiano fece per avventarsi contro quell’esattore, ma i crucchi lo fermarono scagliandolo contro il muro e tramortendolo all’istante. “Portate via questo sacco di letame” fece sprezzante ai suoi tirapiedi quell’orribile uomo, mentre tutti salivano sulla carrozza, e tutti osservavano atterriti da dietro le finestre ben chiuse. Una freccia, però, colpì in pieno petto il primo crucco, che crollò stecchito al suolo con un gemito soffocato. “Ma che dia…” non finì la frase il secondo che la sua gola fu recisa da un secco colpo di pugnale. L’esattore si affacciò dalla carrozza, ma fu subito scaraventato per terra dall’arciere e dal secondo assalitore, entrambi a volto coperto. Fece per difendersi, quella squallida figura, ma la furia omicida imperversò anche su di lui, con un’unica coltellata al cuore che lo uccise sul colpo. “Portiamo via la carrozza ed i cadaveri!” soggiunse l’arciere. “E tu vattene!” urlò l’altro a Sebastiano. “sei libero, ma ritorneranno!”. L’omino, paralizzato dal terrore, fece “sì” col capo, mentre la carrozza si allontanava, e la gente usciva dalle case guardandola andar via, incerta tra la speranza di un’insurrezione e la paura della reazione che ci sarebbe stata.
SECONDO CAPITOLO
Sebastiano, ancora stordito, guardò prima la carrozza allontanarsi e poi la casa che avrebbe dovuto abbandonare. Da qualunque parte si voltava vedeva solo problemi, problemi irrisolvibili. Tremando decise di andare dall'unica persona al villaggio di cui si fidava.
-Chiarettaa! Ci sei? - la chiamò da sotto la finestra. Gli risposero un paio di oche, che gli andarono incontro minacciose cercando di allontanare l'intruso dal cortiletto. Il villaggio era famoso per le oche di rara bellezza che ci vivevano; per questo, dalla notte dei tempi, tutti lo chiamavano Gooselander.
Il ragazzo stava per andarsene via deluso quando la vide arrivare con il cesto della spesa. Gli si illuminarono subito gli occhi, a Chiaretta voleva bene come a una sorella (seeeeeeee ndr). Erano cresciuti insieme da quando lui, a 6 anni, aveva perso entrambi i genitori.
- Sebastiano, che fai in giro, devi scappare! - Gli disse subito Chiaretta, che ne veniva dal mercato e aveva sentito di tutto quello che gli era accaduto.
- Ma dove posso andare... non ho un posto dove rifugiarmi...- Sperava di sentirsi offrire subito riparo e ospitalità ma lei invece gli sussurrò:
- Oh povero amico mio, vai a rifugiarti nel bosco ma stai attento a non camminare sul sentiero! Vedrai che qualcuno si farà vivo e ti aiuterà, ci sono tanti nostri compaesani che si nascondono lì - . Poi si tolse svelta il grembiule e lo riempì a mo' di sacco con tutto quello che aveva nel cestino: - Prendi, qui hai da mangiare per almeno due giorni, ti basterà. Vai, presto, e tienti nascosto! -
Dopo averla ringraziata malamente per via della delusione che gli stringeva la gola, Sebastiano legò il fagotto a un bastone e, tenendolo tristemente in spalla, si avviò guardingo verso il bosco, senza mai voltarsi indietro. Mano mano che gli alberi si infittivano, la luce del sole veniva meno e il povero ragazzo cominciava a spaventarsi ad ogni fruscio di foglia tanto che, per guardarsi indietro all'ennesimo rumore, inciampò in una radice e cadde. Quando fece per rialzarsi un uomo, sbucato dal nulla e dalle spalle larghe il doppio delle sue, gli sbarrava il passo.
Fiducioso che fosse uno dei compaesani che si nascondevano nel bosco, pronti ad aiutarlo come gli aveva spiegato Chiaretta, Sebastiano gli rivelò subito il suo nome e gli chiese aiuto per nascondersi dal tiranno. Lo sconosciuto gli rispose tranquillizzandolo con un: - Ceeeeeeeeerto, seguimi - e, prendendolo rudemente per un braccio, lo condusse in direzione opposta a quella del bosco. Il giovane, sentendosi finalmente in salvo lo seguì senza far storie. Raggiunta una piccola radura vide, nascosto dietro un'enorme quercia, un carro trainato da due bei cavalli neri con due uomini armati seduti in cassetta. Il suo nuovo amico lo fece salire sul retro e Sebastiano ne fu veramente felice, cominciava ad essere stanco di tutto quel camminare e le scarpe, già bucate, si erano rotte anche in punta. Grande però fu il suo stupore quando, partiti i cavalli al galoppo, quello che credeva suo compaesano improvvisamente gli legò i polsi saldamente al carro. Lo stupore si tramutò velocemente in disperazione quando capì che il carro si stava dirigendo di gran carriera verso... il castello!
TERZO CAPITOLO
Rinchiuso in uno stanzone freddo e buio del castello, in attesa che il tiranno tornasse da un viaggio e decidesse cosa fare di lui, Sebastiano non faceva altro che darsi dello stupido per essersi fidato del primo che aveva incontrato nel bosco. Ad un certo punto, però, i suoi lamenti furono interrotti da un guaire ripetuto, che proveniva da una catasta di legna e da alcuni sacchi di patate ammucchiati in un angolo. Incuriosito si avvicinò. Con le mani ancora legate gli era difficile spostare i legni e aveva paura che lo potessero accusare di aver rubato qualcosa, se lo avessero sorpreso a frugare lì in mezzo, ma poiché i guaiti continuavano spostò una trave e si accorse con stupore che uno dei sacchi si muoveva. Slegò a fatica i lacci che lo chiudevano e dall’apertura sbucò subito il muso di un cane che prese a leccargli la faccia. – Fermo, fermo. Non mi ringraziare, non sei fuori dai guai! – disse intanto che il cane balzava fuori scodinzolando a più non posso. - Ma chi mai può essere stato così cattivo da imprigionarti in questo modo? – si chiese mentre faceva per annodare di nuovo i lacci . Il cane lo fermò morsicandolo piano alle mani e insinuò il muso nel sacco mugulando. - Che c’è? Che hai? Vuoi forse tornare dentro? - Diede un’occhiata, in fondo c’era ancora qualcosa … - Ma Santa Maria! – esclamò stupito Sebastiano – c’è un cucciolo qui dentro! E’ il tuo? - Lo tirò fuori, sembrava non si muovesse, gli occhietti erano chiusi. Lo posò delicatamente a terra e la cagnetta cercò di rianimarlo leccandolo per benino. Il cucciolo si riprese quasi subito e, ancora ad occhi chiusi, cercò di ciucciare un po’ di latte.
Bel guaio, bel guaio! – si disperò Sebastiano – Mi faranno pagare anche questa!
La cagnetta, un bellissimo cane da caccia dal manto pezzato, lo guardò come se capisse quello che diceva e prese a mordergli le corde che gli stringevano i polsi. In poco tempo fu libero.
_ Eh… e adesso cosa ti credi di aver fatto? Di qui non si esce!! – fece il ragazzo, massaggiandosi i polsi. Ma la cagnetta dallo sguardo dolce e intelligentissimo andò verso la legna e abbaiò piano.
-Che c’è? Secondo te mi posso nascondere sotto la legna? – la rimbrottò Sebastiano, che proprio piccolo non era. Si avvicinò però al punto della catasta verso cui il segugio puntava con così tanta decisione e, guardando con attenzione sotto tutta la legna, intravvide una botola. Esitò un attimo poi si fece spazio spostando alcune travi e provò ad aprirla. Soltanto un legno faceva da serratura e in poco tempo il ragazzo riuscì a spalancarla. Dalla botola si arrivava ai bordi del fossato pieno d’acqua che correva tutto intorno al castello.
La paura lo bloccò all’istante, in paese si diceva che in quelle acque vivevano draghi ferocissimi che divoravano tutto quello che ci cadeva dentro.
La cagnetta intanto aveva preso delicatamente in bocca il cucciolo e lo aveva spostato vicino al bordo dell’apertura sperando che il ragazzo si decidesse a scendere. Sapeva che senza il suo aiuto non sarebbe riuscita a portare in salvo il suo piccolo .
In quel momento Sebastiano sentì dei rumori e capì che se non si fosse sbrigato, presto le cose per lui sarebbero andate a finir male, molto male. Nessuno tornava vivo dalle prigioni del castello. Un altro rumore, dei passi. Sebastiano scelse di rischiare. Prese il cucciolo e se lo infilò al petto, dentro la blusa di lana. Poi si calò dalla botola, sprofondando fin quasi alle ginocchia nell’acqua gelida. La cagnetta lo imitò all’istante.
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Mar Gen 07, 2014 2:55 pm Da CORRY
» HOLIDAYS IN THE TIME OF CRISIS
Mar Ago 27, 2013 3:37 pm Da CORRY
» DESPERATELY SEEKING SISSI' !!!!
Mer Apr 03, 2013 4:07 pm Da Il Terrore dei Sette Mari
» FILASTROCCHE
Mar Mar 12, 2013 12:11 am Da chihiro
» CORRY HA VO-TA-TO !
Gio Mar 07, 2013 9:02 am Da CORRY
» FAVOLESCION SPAZIALE
Mar Gen 29, 2013 3:39 pm Da katrina
» A VOLTE RITORNANO .....
Mar Gen 29, 2013 10:45 am Da JTKIRK
» FINALE N2 MEGLIO TARDI CHE MAI!!!!!!!!!!!!
Lun Nov 12, 2012 1:16 pm Da katrina
» MR CROCODILE CORRY ! PART SIX
Ven Set 21, 2012 2:03 pm Da katrina