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    RIASSUNTO PER RIORDINARE LE IDEE...

    katrina
    katrina


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    Reputazione : 8
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    RIASSUNTO PER RIORDINARE LE IDEE... Empty RIASSUNTO PER RIORDINARE LE IDEE...

    Messaggio  katrina Mar Feb 07, 2012 1:19 pm

    CIAO RAGAZZI..A CASA CON LA FARINGITE..PROVO A METTERE UN PO' D'ORDINE PRIMA DI RICOMINCIARE...
    EDDAI EDDAI EDDAI!!!!!!!!!!!!!


    LA PRIMA CARTA DI JT KIRK
    Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...

    LA SECONDA CARTA DI KATRINA
    l'eroe/gli eroi trova/no un amico che li aiuta e un falso amico che se li vuole in.chi.ap...(ehehe qua non ci censureranno troppo, spero!)all'inizio non sanno bene distinguere chi e' il buono dal fetente, ma poi...

    LA TERZA CARTA DI YENDIS
    Le peripezie si moltiplicano, i rischi pure. Il nostro eroe deve fare una scelta.

    LA QUARTA CARTA DI NADIA 75
    Il Castello con cio' che rappresenta ha sempre condizionato la vita dei nostri eroi...chi piu' chi meno l'ha vissuto intensamente. Ora l'occasione per una svolta è concreta...Sapranno sfruttare questa possibilità trasformando la tirannia e la violenza in democrazia e quieto vivere o verranno ancora una volta sopraffatti da qualcuno che si finge qualcuno che in realtà non è?
    A voi entusiasti, fantasiosi e un pò pazzi forumisti l'arduo compito di trascinare i lettori in un vortice di avvenimenti, scoperte, delusioni ed emozioni in un finale mozzafiato ed incredibile....





    PER IL TITOLO DOVETE ASPETTARE DI SHAMIRA


    -Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...
    Rachele guardava suo marito con amore ma anche con tanta pena….solo otto anni sposati, una valigia piena solo di speranze e tanti sogni oramai vuota. Quell’uomo, suo marito, era quasi irriconoscibile: rughe mai viste prima solcavano il suo viso inesorabilmente, gli occhi, un tempo allegri e ridenti, erano spenti e con una leggera ombra di malinconia e tristezza; le mani, le sue forti mani, quelle che l’avevano accarezzata dolcemente nel bellissimo momento della scoperta dell’amore, erano ruvide come carta vetra…purtroppo non erano arrivati bambini e Dio solo sa quanto l’avessero desiderato!!! Distolse lo sguardo angosciato dalla figura di suo marito e inconsciamente il suo sguardo si posò sullo specchio dove si rifletteva la sua figura! Non amava guardarsi allo specchio, non le piaceva ciò che vedeva e distolse lo sguardo nuovamente….


    SEQUEL DI NADIA
    ….Come fossero arrivati sino a quel punto non sapeva spiegarlo. Ripensando al passato rivedeva una ragazza piena di sogni, piena di iniziativa e voglia di vivere. Ricordava ancora quando suo padre, maestro del paese, le aveva comunicato che si sarebbero trasferiti nel villaggio vicino per assumere lui il ruolo di insegnante personale del figlio del signore Rodolfo, Corrado e la madre il ruolo di ancella personale della signora Clara, moglie del signore del Castello. Che opportunità sarebbe stata per lei, entrare in un ambiente nobile, a diretto contatto con persone di un certo livello e ceto sociale e, soprattutto la possibilità di continuare a coltivare la sua più grande passione, la scrittura e la musica…Quanto entusiasmo aveva accompagnato quel trasloco tanto da aver quasi offuscato la tristezza per gli amici che avrebbe perduto. L’arrivo al Castello, più di 20 anni fa, lo ricordava come fosse ieri: la signora Clara e il signore Rodolfo erano stati estremamente gentili con la sua famiglia e lei si era immediatamente ambientato. Il piccolo Corrado, suo coetaneo, invece era tremendamente taciturno, solitario, come se nascondesse un tremendo segreto…I giorni trascorrevano sereni. I suoi studi proseguivano, suo padre stava piano piano acquistando fiducia nei confronti di Corrado e la signora Clara oramai considerava mia madre più un’amica e confidente piuttosto che una semplice governante personale. Fino a quando, il primo giorno di primavera di tanto tempo fa, rientrando nelle mie stanze dopo una passeggiata nei dintorni del castello non sorpresi Corrado in un androne a piangere, stringendo tra le mani quello che poteva essere un piccolo ritratto…Mi avvicinai e con estrema delicatezza chiesi:” Perché piangi? E chi è quel neonato ritratto nella cornice che tieni così stretta?”. Corrado si asciugò goffamente le lacrime, tirò su con il naso e cominciò a raccontare con voce rotta dal pianto che aveva scoperto di non essere il figlio legittimo di Clara e Rodolfo, anzi loro così apparentemente affabili e gentili, in realtà erano dei tiranni che tanti anni fa avevano conquistato con l’inganno il castello, depredando ed uccidendo i precedenti signori, i suoi veri genitori…I motivi di tanta violenza non li aveva ancora scoperti, coì come non aveva ancora capito perché lui fosse stato risparmiato dalla furia omicida del tiranno. Le prove di quanto aveva scoperto erano in una cassapanca che un giorno per caso durante una delle sue escursioni solitarie nel castello aveva trovato ed ingenuamente aperto fantasticando di come avesse trovato un tesoro segreto. Il suo iniziale entusiasmo lasciò spazio rapidamente allo sconforto quando il presunto tesoro si trasformò in prove schiaccianti di una tragedia che aveva interessato la sua famiglia e la sua gente. Il suo sguardo fu quasi ipnotizzato da quel piccolo ritratto che ora stringeva tra le mani: raffigurava una piccola neonata che indossava un vestitino da cerimonia tutto bianco e ricamato. Intorno al collo un piccolo ciondolo raffigurante un fiore, sembrava un’orchidea in rilievo. Sembrava lo stesso ritratto che raffigurava sé stesso e che conservava in camera sua, tranne che per il ciondolo. Quello che però lo turbò maggiormente era la data impressa sul ritratto: era la stessa della sua nascita. “ Capisci Rachele? Io ho una sorella, gemella. Ecco questa tristezza che mi caratterizza, quella solitudine, quella sensazione di mancanza….Ho una sorella, ma dove si trova, cosa le sarà successo?”. Avevo ascoltato in silenzio quella storia, prima sorpresa, poi incredula ed infine dubbiosa… Come era possibile che nessuno avesse mai sospettato di quella famiglia? Che nessuno degli abitanti del villaggio fosse a conoscenza di quello che era accaduto? . “Corrado, ma credi davvero a quello che dici? Non stai fantasticando troppo?” “Rachele, è tutto vero. Perché non vieni con me, vedrai con i tuoi occhi le prove di quello che ti ho raccontato”. Ero davvero incuriosita, stavo rispondendo quando la voce di mio padre mi ricordò che era ora di tornare a casa. Ci scambiammo uno sguardo di intesa e complice; “Domani alla stessa ora vediamoci qui…ti seguirò nello scantinato, aspettami Corrado…” così lo avevo salutato.
    Ora a pensarci forse mi sarei comportata diversamente, ma allora la mia famiglia era l’unico punto di riferimento e quella stessa sera confidai quanto raccontato da Corrado a mia madre e mio padre. La reazione dei miei genitori mi confuse: dubitare della bontà d’animo dei signori del Castello era pura ingratitudine; in futuro non avrei dovuto assolutamente assecondare le idee ingenue e fantasiose del signorino Corrado, anzi avrei fatto meglio a non frequentarlo…. Il giorno dopo mio padre mi portò con lui in paese a scegliere un nuovo spartito musicale e non andai all’appuntamento, ci andai il giorno successivo ma non trovai nessuno. Andai nel suo studio e vi trovai un Corrado completamente differente: freddo, distaccato, distante…mi disse solamente che la cassapanca era sparita e con essa il suo contenuto, le prove scomparse. Aveva solo il ritratto che aveva nascosto. Non dimenticherò mai il suo sguardo gelido, mi accusava di aver rivelato ai suoi “genitori”quanto confidatomi; io non capivo, avevo parlato solo con i miei genitori!!!
    Fu l’inizio della fine. Nei giorni successivi il signore Rodolfo comunicò a mio padre l’intenzione di mandare suo figlio in un collegio militare e quindi il suo mandato era terminato con decorrenza immediata. Contemporaneamente la signora Clara comunicò a mia madre che una sua sorella rimasta vedova sarebbe venuta a stare al Castello e quindi avrebbe preso il posto di ancella personale….Nel giro di pochissimo la nostra vita cambiò radicalmente. Non avevamo più un posto dove andare né un lavoro ed io nbon avevo più quello che poteva diventare un amico….Corrado.
    Trovammo un posto nel villaggio sottostante ed un lavoro “forato” alle dipendenze del signore: coltivare le sue terre consegnando quasi tutto il raccolto, trattenendo solo il minimo indispensabile per sopravvivere. Vidi invecchiare giorno dopo giorno mio padre e mia madre, quasi spegnersi anche se mio padre, per quanto fosse stanco, non rinunciava a leggere ogni sera un brano di un libro che adorava “il Piccolo Principe”, dopo cena, accanto al camino, alla luce fioca della candela ad olio….
    Anche io non avevo del tutto perso l’entusiasmo ma scrivevo sempre meno e le occasioni per suonare erano davvero poche, potevo ogni tanto esercitarmi in chiesa, suonando l’organo: con il tempo le mie mani affusolate avevano lasciato spazio ai geloni e ai calli….il lavoro nei campi era davvero duro….
    Una mattina d’inverno trovai mio padre ancora seduto sulla vecchia sedia a dondolo accanto al camino con la spessa coperta di lana sulle ginocchia ed in grembo il libro aperto…pareva dormisse ed invece la morta lo aveva sorprese nel sonno. Non doveva aver sofferto, il suo volto appariva sereno. Poco tempo dopo anche mia madre mi lasciò…Anche i signori del Castello morirono otto anni prima. Corrado era tornato, lo avevo incrociato mentre stavo tornando dai campi…era in una carrozza scortata da un gruppo di scagnozzi. Da allora il nostro piccolo regno si trasformò in una vera e propria dittatura. Da allora lui divenne per tutti il Tiranno…Quel giorno di tanti anni fa lo aveva cambiato davvero così tanto? Ma cosa era successo in quegli anni in cui era mancato dal Castello? Forse non l’avrebbe mai saputo…
    Ero rimasta sola al mondo. Grazie all’affetto degli abitanti del villaggio trovai la forza di non lasciarmi andare e un giorno di fine estate, in occasione della festa per la vendemmia, tra balli e musica l’amore bussò alla mia porta, inaspettato, gioioso, come il sapore del mosto che preannunciava il vino nuovo. Il mio sguardo incrociò quello di Omar, un ragazzo del villaggio vicino venuto a dare una mano alla raccolta dell’uva. Un vero colpo di fulmine: mi colpì la sua timidezza, la sua passionalità mista a dolcezza…Ci sposammo quasi subito, speravamo di formare una famiglia piena di bambino, ma così non fu….
    A tutto questo stava pensando quando vidi Sebastiano che stava per essere aggredito dagli uomini del Tiranno. Si scosse e riuscì con fatica a fermare Leonora che stava correndo fuori per soccorrerlo e difenderlo. Che carattere quella ragazza!!!!.............



    XXXX




    GOOSELANDER DI YENDIS


    -Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...

    Sebastiano, rimpiangendo di esser nato servo, si fece forza e uscì spalancando l'uscio. Il cappello, mal calcato per la fretta, gli volò subito via e l'uscio cominciò a sbattere per il forte vento. Cercando di seguire con lo sguardo dove se ne stava finendo il berretto fece per richiudere la porta, ma nel voltarsi calpestò il pettine del rastrello che gli si stampò in faccia con violenza. Si portò le mani al naso e l'uscio gli sbattè contro, facendogli perdere l'equilibrio. Cadde imprecando sui sassi, sbucciandosi ginocchia e mani.
    Fu proprio in quel momento che, acceccato dal dolore ma non sordo, udì una carrozza fermarsi davanti alla sua umile dimora....

    CAPITOLO 2 SEQUEL DI NAPLESLAND


    Da quella carrozza scese un personaggio squallido, i tratti del viso tirati che davano un senso di terrore al ghigno che fece nel guardare Sebastiano, mentre apriva la pergamena che decretava la condanna di Sebastiano. Due tirapiedi, neri e grifagni afferrarono per le braccia quella povera figura. “Tu sei Sebastiano da Acerenza?”. Un “sì” tremante uscì dalla bocca dell’uomo. “Siamo venuti a riscuotere il balzello sui tuoi raccolti…”. “Ma… quali raccolti? Il campo è bruciato una settimana fa…”. “Allora, per decreto di Sua Signoria Ildebrando, Unico Signore incontrastato di questa valle, la tua casa servirà ad onorare il tuo debito”, replicò quella squallida figura, “… e tu marcirai in galera!” soggiunse. “Maledetti! Maledetti! Siete stati voi a bruciarmi il campo! Maledetti!”. Sebastiano fece per avventarsi contro quell’esattore, ma i crucchi lo fermarono scagliandolo contro il muro e tramortendolo all’istante. “Portate via questo sacco di letame” fece sprezzante ai suoi tirapiedi quell’orribile uomo, mentre tutti salivano sulla carrozza, e tutti osservavano atterriti da dietro le finestre ben chiuse. Una freccia, però, colpì in pieno petto il primo crucco, che crollò stecchito al suolo in un gemito soffocato. “Ma che dia…” non finì la frase il secondo che la sua gola fu recisa da un secco colpo di pugnale. L’esattore si affacciò dalla carrozza, ma fu subito scaraventato per terra dall’arciere e dal secondo assalitore, entrambi a volto coperto. Fece per difendersi quella squallida figura, ma la furia omicida imperversò anche su di lui, ricevendo un’unica coltellata al cuore che lo uccise sul colpo. “Portiamo via la carrozza ed i cadaveri!” soggiunse l’arciere. “E tu vattene!” urlò l’altro a Sebastiano. “sei libero, ma ritorneranno!”. L’omino, paralizzato dal terrore, fece “sì” col capo, mentre la carrozza si allontanava, e la gente usciva dalle case guardandola andar via, incerta tra la speranza di un’insurrezione e la paura della reazione che ci sarebbe stata.


    GOOSELANDER TERZO CAPITOLO

    -Sebastiano, ancora stordito, guardò prima la carrozza allontanarsi e poi la casa che avrebbe dovuto abbandonare. Da qualunque parte si voltava vedeva solo problemi, problemi irrisolvibili. Tremando decise di andare dall'unica persona al villaggio di cui si fidava.
    -Chiarettaa! Ci sei? - la chiamò da sotto la finestra. Gli risposero un paio di oche, che gli andarono incontro minacciose cercando di allontanare l'intruso dal cortiletto. Il villaggio era famoso per le oche di rara bellezza che ci vivevano; per questo, dalla notte dei tempi, tutti lo chiamavano Gooselander.
    Il ragazzo stava per andarsene via deluso quando la vide arrivare con il cesto della spesa. Gli si illuminarono subito gli occhi, a Chiaretta voleva bene come a una sorella (seeeeeeee ndr). Erano cresciuti insieme da quando lui, a 6 anni, aveva perso entrambi i genitori.
    - Sebastiano, che fai in giro, devi scappare! - Gli disse subito Chiaretta, che ne veniva dal mercato e aveva sentito di tutto quello che gli era accaduto.
    - Ma dove posso andare... non ho un posto dove rifugiarmi...- Sperava di sentirsi offrire subito riparo e ospitalità ma lei invece gli sussurrò:
    - Oh povero amico mio, vai a rifugiarti nel bosco ma stai attento a non camminare sul sentiero! Vedrai che qualcuno si farà vivo e ti aiuterà, ci sono tanti nostri compaesani che si nascondono lì - . Poi si tolse svelta il grembiule e lo riempì a mo' di sacco con tutto quello che aveva nel cestino: - Prendi, qui hai da mangiare per almeno due giorni, ti basterà. Vai, presto, e tienti nascosto! -
    Dopo averla ringraziata malamente per via della delusione che gli stringeva la gola, Sebastiano legò il fagotto a un bastone e, tenendolo tristemente in spalla, si avviò guardingo verso il bosco, senza mai voltarsi indietro. Mano mano che gli alberi si infittivano, la luce del sole veniva meno e il povero ragazzo cominciava a spaventarsi ad ogni fruscio di foglia tanto che, per guardarsi indietro all'ennesimo rumore, inciampò in una radice e cadde. Quando fece per rialzarsi un uomo, sbucato dal nulla e dalle spalle larghe il doppio delle sue, gli sbarrava il passo.
    Fiducioso che fosse uno dei compaesani che si nascondevano nel bosco, pronti ad aiutarlo come gli aveva spiegato Chiaretta, Sebastiano gli rivelò subito il suo nome e gli chiese aiuto per nascondersi dal tiranno. Lo sconosciuto gli rispose tranquillizzandolo con un: - Ceeeeeeeeerto, seguimi - e, prendendolo rudemente per un braccio, lo condusse in direzione opposta a quella del bosco. Il giovane, sentendosi finalmente in salvo lo seguì senza far storie. Raggiunta una piccola radura vide, nascosto dietro un'enorme quercia, un carro trainato da due bei cavalli neri con due uomini armati seduti in cassetta. Il suo nuovo amico lo fece salire sul retro e Sebastiano ne fu veramente felice, cominciava ad essere stanco di tutto quel camminare e le scarpe, già bucate, si erano rotte anche in punta. Grande però fu il suo stupore quando, partiti i cavalli al galoppo, quello che credeva suo compaesano improvvisamente gli legò i polsi saldamente al carro. Lo stupore si tramutò velocemente in disperazione quando capì che il carro si stava dirigendo di gran carriera verso... il castello!


    TERZO CAPITOLO

    Rinchiuso in uno stanzone freddo e buio del castello, in attesa che il tiranno tornasse da un viaggio e decidesse cosa fare di lui, Sebastiano non faceva altro che darsi dello stupido per essersi fidato del primo che aveva incontrato nel bosco. Ad un certo punto, però, i suoi lamenti furono interrotti da un guaire ripetuto, che proveniva da una catasta di legna e da alcuni sacchi di patate ammucchiati in un angolo. Incuriosito si avvicinò. Con le mani ancora legate gli era difficile spostare i legni e aveva paura che lo potessero accusare di aver rubato qualcosa, se lo avessero sorpreso a frugare lì in mezzo, ma poiché i guaiti continuavano spostò una trave e si accorse con stupore che uno dei sacchi si muoveva. Slegò a fatica i lacci che lo chiudevano e dall’apertura sbucò subito il muso di un cane che prese a leccargli la faccia. – Fermo, fermo. Non mi ringraziare, non sei fuori dai guai! – disse intanto che il cane balzava fuori scodinzolando a più non posso. - Ma chi mai può essere stato così cattivo da imprigionarti in questo modo? – si chiese mentre faceva per annodare di nuovo i lacci . Il cane lo fermò morsicandolo piano alle mani e insinuò il muso nel sacco mugulando. - Che c’è? Che hai? Vuoi forse tornare dentro? - Diede un’occhiata, in fondo c’era ancora qualcosa … - Ma Santa Maria! – esclamò stupito Sebastiano – c’è un cucciolo qui dentro! E’ il tuo? - Lo tirò fuori, sembrava non si muovesse, gli occhietti erano chiusi. Lo posò delicatamente a terra e la cagnetta cercò di rianimarlo leccandolo per benino. Il cucciolo si riprese quasi subito e, ancora ad occhi chiusi, cercò di ciucciare un po’ di latte.
    Bel guaio, bel guaio! – si disperò Sebastiano – Mi faranno pagare anche questa!
    La cagnetta, un bellissimo cane da caccia dal manto pezzato, lo guardò come se capisse quello che diceva e prese a mordergli le corde che gli stringevano i polsi. In poco tempo fu libero.
    _ Eh… e adesso cosa ti credi di aver fatto? Di qui non si esce!! – fece il ragazzo, massaggiandosi i polsi. Ma la cagnetta dallo sguardo dolce e intelligentissimo andò verso la legna e abbaiò piano.
    -Che c’è? Secondo te mi posso nascondere sotto la legna? – la rimbrottò Sebastiano, che proprio piccolo non era. Si avvicinò però al punto della catasta verso cui il segugio puntava con così tanta decisione e, guardando con attenzione sotto tutta la legna, intravvide una botola. Esitò un attimo poi si fece spazio spostando alcune travi e provò ad aprirla. Soltanto un legno faceva da serratura e in poco tempo il ragazzo riuscì a spalancarla. Dalla botola si arrivava ai bordi del fossato pieno d’acqua che correva tutto intorno al castello.
    La paura lo bloccò all’istante, in paese si diceva che in quelle acque vivevano draghi ferocissimi che divoravano tutto quello che ci cadeva dentro.
    La cagnetta intanto aveva preso delicatamente in bocca il cucciolo e lo aveva spostato vicino al bordo dell’apertura sperando che il ragazzo si decidesse a scendere. Sapeva che senza il suo aiuto non sarebbe riuscita a portare in salvo il suo piccolo .
    In quel momento Sebastiano sentì dei rumori e capì che se non si fosse sbrigato, presto le cose per lui sarebbero andate a finir male, molto male. Nessuno tornava vivo dalle prigioni del castello. Un altro rumore, dei passi. Sebastiano scelse di rischiare. Prese il cucciolo e se lo infilò al petto, dentro la blusa di lana. Poi si calò dalla botola, sprofondando fin quasi alle ginocchia nell’acqua gelida. La cagnetta lo imitò all’istante.



    XXXXX



    IL SEQUEL DI CETTI



    -Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...
    A. continuava a fissare quelle righe scritte sullo schermo del PC come ipnotizzata! erano 2 settimane che le aveva scritte....era l'inzio della sceneggiatura che le avevano commissionato... il sequel di una serie TV che aveva avuto successo la stagione passata; l' autore aveva rinunciato a scrivere il seguito ed allora avevano chiamato lei !!! Proprio lei che, dopo aver letto l'unico fantasy della sua vita ,si era sempre rifiutata di considerare quel filone letteratura.
    Era sempre stato così nella sua vita! Si era sempre trovata a fare cose che non erano nelle sue corde.
    A cominciare dalla scuola : liceo scientifico perché l'artistico- come diceva suo padre - non garantiva un diploma valido; l'università
    -architettura - era quella che voleva frequentare ...peccato però che il vento sessantottino l'aveva portata fuori strada e si era
    ritrovata a scrivere sceneggiature per il cinema e la televisione,con la voglia di scrivere romanzi rimasta nel cassetto dei sogni!
    Intanto poi quando era già mamma una laurea l'aveva presa... in psicologia...tanto per non smentirsi...lei che gli altri non li aveva mai capiti.....soprattutto gli uomini!
    E ora doveva descrivere le caratteristiche di un tiranno....dunque vediamo un po'....a chi poteva ispirarsi … c'era solo l'imbarazzo della scelta : " il padre"...! vogliamo essere BANALi? Nooo?Allora il primo amore ? Quello per cui aveva lasciato tutto e che aveva seguito fino in capo al mondo?...ancora più banale ! Il padre dei suoi figli?....l'ultimo in ordine di tempo ma non in ordine di....simpatia?
    E sì....grazie all'abilità matematica acquisita in 5 anni di liceo...e agli studi superiori di psicologia era in grado di sommare l'esperienza di 3 uomini più 2 figli e tratteggiare così il TIRANNO PERFETTO!

    CAPITOLO 2 SEQUEL DI ROSY PRINCESS


    “ Dunque, cominciamo a delinearlo fisicamente…cosi’ sara’ piu’ facile odiarlo. Si’ , e’ alto piu’ o meno 1,70, come Carlo, di un’altezza media, di quelli che hanno bisogno di un “rialzino” per poterti guardare dall’alto in basso perche’ diversamente potresti scorgere da te la nullita’ nelle loro pupille. E poi ha pochi capelli, sottili, senza nerbo, come Michele, con un ciuffo unto che si appoggia sulla fronte. E la pelle, la pelle e’ butterata, con i segni di un’acne non solo giovanile, dovuta agli eccessi abituali ai banchetti di corte....e poi i denti... distanti...ingialliti....insomma , una vera schifezza d’uomo. Puah ! “
    Era molto soddisfatta del ritratto mentale del suo Tiranno, ora doveva solo assegnargli un nome…..ma si’… Corrado, come quel suo compagno di scuola del liceo che per cinque anni aveva tolto il suo numerino dal sacchetto della tombola quando giocavano ad estrarre i nomi per formare le coppie. Nessuno voleva fare coppia con lei…. Corrado….alto…magro…inutile.

    Si guardava le unghie, era ora di smettere, aveva passato i quaranta e non era piu’ una’adolescente inquieta. Poi ancora lo schermo. Adesso che aveva un tiranno, le mancava una storia.
    Forse era meglio uscire a comprarsi un panino, tutto questo lavoro le aveva fatto venire fame .




    CAPITOLO 3 DI CETTI



    Non aveva fatto in tempo ad aprire la porta dell'ufficio che la produttrice televisiva l'aveva travolta con le domande sulla trama e i personaggi della sceneggiatura.
    Se ne era sbarazzata con la promessa che l'indomani le avrebbe inviato il file con una scaletta di massima.
    Non aveva tempo di mangiare.... doveva correre a casa a delineare almeno altri 2 personaggi oltre il tiranno,meno male che la protagonista femminile era già tratteggiata in quanto figlia dell'eroina della serie precedente! Bella , intelligente, coraggiosa e ovviamente sfortunata!
    Originale...davvero!...ci sarebbe tonata su più tardi! ora doveva pensare a... un amico d'infanzia e uno sconosciuto?
    Un'amica e uno sconosciuto?...Due sconosciuti?....E il collante ? l'amore e la gelosia? o l'invidia e l'amore?...L'amore
    e il danaro? Ok...ecco... l'amico d'infanzia tradirà la protagonista per danaro e una sconosciuta spinta dalla gelosia l'aiuterà suo malgrado.
    Mentre guidava tra il traffico serale si sentiva soddisfatta ...andava alla grande! si meritava almeno una cena decente calda e soprattutto già in tavola ,visto il tour de force che l'aspettava quella notte!
    La casa era stranamente silenziosa e buia.......inciampò nel tappeto prima di riuscire ad accendere la lampada ....appoggiò le chiavi e la borsa sul settimino all'ingresso e notò un post-it sullo specchio.
    "Signora si ricorda che i ragazzi sono andati a dormire dal padre questa sera? le ho lasciato la cena in forno...basta solo accendere,temperatura e timer sono già impostati . Si rilassi ! Buona notte, Maria"
    Questa è una donna..una Santa donna....era salva!
    A. si assestò sulla mordida poltroncina davanti al pc e, con ancora in bocca il fragante sapore della quiche preparata da Maria, affrontò la notte assecondando la sua fantasia con le dita che correvano veloci sulla tastiera.
    L'orologio del pc segnava le 04:52. Si stropicciò gli occhi, si stiracchiò, bevve l'ennesimo sorso di caffè e leccandosi i baffi.....cliccò su SALVA CON NOME !





    XXXXX





    ISABELLA NOCI E CASTAGNE DI PRINCESS




    -Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a
    lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno
    che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro
    per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a
    volte, nemmeno quello...
    -Spinse con forza le coperte, pesanti come gli anni a venire, si libero’ della veste da notte, nascose le sue forme sotto tre strati di lana e annodo’ il fazzoletto al collo. Usci’ dalla casa offrendo con sfrontatezza le gote al vento, batte’ forte i piedi per terra sollevando polvere e sogni, frego’ le mani ancora morbide e soffiando aria dalla bocca genero’ una piccola nuvola che prese a destreggiarsi nell’aria. Guardo’ avanti a se’: ancora avvolte dai bagliori dal mattino, come ogni giorno degli ultimi sedici anni, le torri.
    Non era mai riuscita a toccarle , troppo distanti, da lei, dai suoi boschi, dalla sua valle e dalla sua vita. Ma la loro vista l’aveva accompagnata nella crescita , mano nella mano , con il tempo che passava e le sue gambe che si allungavano . Le cime dei noci e dei castagni, nei primi anni, l’avevano protetta dalla consapevolezza di chi da sempre seminava terrore , senza rispettare uomini e stagioni. Ma avevano vinto loro, e avendo avuto riguardo solo per la sua infanzia, si ergevano ancora solide e fiere, incuranti degli sguardi del popolo
    Isabella decise che le avrebbe sfidate, ogni mattina, ad ogni risveglio, ignorandole nella giornata, voltando loro la schiena quando lavorava la terra , approfittando anche delle nebbie invernali che l’accoglievano al mattino sulla porta di casa, invitandola in una dimensione surreale dove lei fantasticava di principi e signori, di corti, di balli e di tavole imbandite permettendole anche di giocare a mosca cieca con le querce , di sorridere, di piangere, di urlare, di cantare, senza freni, senza remore, senza paure.
    - Isabella !!
    Sua madre la richiamo’ come faceva quando era ancora una bambina, perche’ per le madri il tempo non passa, i bambini non crescono, e la pelle non invecchia.


    CAMEO DI CORRY

    Gia' sua madre.....la bellissima e tanto ingenua (di nobile,ma decaduta stirpe) baronessa Donna Gioconda di Castel Disgrazia della Malasponda a suo tempo sedotta e abbandonata dal tirannico signorotto di quelle dimenticate lande: l'hidalgo ispanico amante delle belle donne e del buon vino S.M. (Sua Ma..lvagita'!)Don Endrigo de la Sangria e tra la povera gente del borgo si mormorava che quello splendido bocciolo di Isabella altro non fosse che il frutto del loro antico e inconfessato peccato .


    SEQUEL DI CETTI


    Spinse con forza le coperte, pesanti come gli anni a venire, si libero’
    della veste da notte, nascose le sue forme sotto tre strati di lana e
    annodo’ il fazzoletto al collo. Usci’ dalla casa offrendo con
    sfrontatezza le gote al vento, batte’ forte i piedi per terra sollevando
    polvere e sogni, frego’ le mani ancora morbide e soffiando aria dalla
    bocca genero’ una piccola nuvola che prese a destreggiarsi nell’aria.
    Guardo’ avanti a se’: ancora avvolte dai bagliori dal mattino, come ogni
    giorno degli ultimi sedici anni, le torri.
    Non era mai riuscita a
    toccarle , troppo distanti, da lei, dai suoi boschi, dalla sua valle e
    dalla sua vita. Ma la loro vista l’aveva accompagnata nella crescita ,
    mano nella mano , con il tempo che passava e le sue gambe che si
    allungavano . Le cime dei noci e dei castagni, nei primi anni,
    l’avevano protetta dalla consapevolezza di chi da sempre seminava
    terrore , senza rispettare uomini e stagioni. Ma avevano vinto loro, e
    avendo avuto riguardo solo per la sua infanzia, si ergevano ancora
    solide e fiere, incuranti degli sguardi del popolo
    Isabella decise
    che le avrebbe sfidate, ogni mattina, ad ogni risveglio, ignorandole
    nella giornata, voltando loro la schiena quando lavorava la terra ,
    approfittando anche delle nebbie invernali che l’accoglievano al
    mattino sulla porta di casa, invitandola in una dimensione surreale dove
    lei fantasticava di principi e signori, di corti, di balli e di tavole
    imbandite permettendole anche di giocare a mosca cieca con le querce ,
    di sorridere, di piangere, di urlare, di cantare, senza freni, senza
    remore, senza paure.
    - Isabella !!
    Sua madre la richiamo’ come
    faceva quando era ancora una bambina, perche’ per le madri il tempo non
    passa, i bambini non crescono, e la pelle non invecchia.
    Nella torre Ovest in quei giorni ferveva un andirivieni di carpentieri e artigiani che lavoravano per rendere presentabile e comoda quell'ala del castello disabitata dalla morte della castellana.
    Il Tiranno aveva deciso di risposarsi e per dissetare la sua sete di potenza il nostro eroe aveva mandato emissari nelle terre del nord dove la sua cattiva fama non si era ancora diffusa!
    Nei prossimi giorni sarebbe arrivata la sposa insieme ai parenti e alla dote.
    A questo pensava la mamma di Isabella mentre chiamava la figlia che non si decideva a rientrare.
    Quando finalmente la ragazza entrò in casa fu investita da una raffica di parole :"Sbrigati sognatrice è ora di prepararsi! il carro che ti porterà al castello sarà qui a momenti"
    "Madre di cosa parli? "-Isabella era sconcertata.
    "Al castello c'è lavoro per te come cameriera, il Tiranno aspetta ospiti che vengono da lontano e che viaggiano senza molti servitori"
    "Come cameriera !!!!?" ripetè Isabella attonita.
    "Vivrai al castello e se sarai fortunata diventerai la cameriera personale della sposa"- intanto la donna la spingeva fuori di casa e le caricava sulla schiena la sacca riempita dei pochi effetti personali.
    La madre abbracciò forte la figlia e l'aiutò a salire sul carro cercando di nascondere ,dietro il braccio alzato a salutare, gli occhi luccicanti di lacrime.






    XXXXX



    IL MONDO DI ALICE DI NADIA75




    -Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...
    Nonostante sapeva che il Tiranno non avrebbe mai apprezzato il suo lavoro ogni mattina Alice si svegliava al sorgere del sole, prima di tutti gli altri coltivatori perche' era in quei pochi attimi che riusciva ad assaporare gli odori, i colori della campagna. In quei pochi momenti si sentiva la regina di quel regno in cui era nata e cresciuta: si soffermava ad osservare i fiori appena sbocciati e gli uccelli si venivano a posare fiduciosi sul palmo della sua mano. Passeggiando pensava alla sua vita e ai suoi compagni di lavoro...Rachele e suo marito, il loro volto segnato dalla fatica e dal sacrificio che la campagna provoca, Leonora la loro quasi figlia con i suoi sogni e desideri di scoprire la sua vera identita'e il suo misterioso passato, Sebastiano con quel viso simpatico, burlone tanto impacciato quanto sensibile, l'apparente presenza autoritaria di Isabella e Giovanni cosi' comprensibilmente scontroso e solitario. Alla fine erano una famiglia, strana ma ben amalgamata. Tutte le mattina si sedeva qualche minuto sotto un Ulivo secolare con una semplice vecchia chitarra scordata improvvisando una melodia. Quella mattina pero' mentre si avvicinava si accorse di non essere sola....


    CAPITOLO DUE SEQUEL DI KATRINA


    Qualcuno la osservava, ma non era una sensazione di pericolo e non si allarmò. Si sedette sotto all'ulivo e iniziò a strimpellare un dolce motivo, antico e triste, mentre scrutava con sguardo attento in mezzo alle frasche ingiallite, finche' li vide..due occhi attenti e spaventati, di un intenso color cielo, che la fissavano.
    "Chi sei,? Esci fuori, ti ho visto!"
    Con circospezione lui uscì. Un ragazzo più o meno della sua eta'. Alto, muscoloso ma magrissimo, con una zazzera di capelli biondi arruffati, sporco e stracciato.
    Alice pensò che fosse l'essere più bello che avesse mai visto, ed al contempo sentì una grande pietà per il suo stato.
    Stranamente entrambi sentivano di potersi fidare l'uno dell'altra.
    "Perdonami, non ti volevo spaventare. Mi chiamo Brendan. Sono uno schiavo, fuggito dalle miniere del Tiranno. Volevo solo trovare un pò di cibo e poi dirigermi al Nord, dalla mia gente, a Thirakitan.
    Alice conosceva la storia. Nelle lunghe sere invernali, durante le veglie intorno al fuoco, gli anziani raccontavano spesso dei Popoli del Nord, grandi alleati di re Rofradio, un'epoca di pace e prosperità. Poi il Tiranno aveva usurpato il trono, e dopo aver conquistato il Sud, aveva attaccato gli antichi alleati nella sua folle corsa al potere.
    I Popoli del Nord erano formidabili guerrieri , ma le armi del Tiranno, corruzione e tradimento, li avevano infine sconfitti.
    La vendetta fu atroce. Tutti i re e i nobili passati per le armi, la popolazione ridotta in schiavitù. Si narrava che una Resistenza si stesse organizzando, ma pochi ci credevano.
    Un' antica leggenda diceva che la pace perduta sarebbe tornata grazie alla Stella Polare...il Nord?
    Tuttavia fu piuttosto una percezione di fiducia, empatia e..chissa cosa, che fece rispondere Alice di impulso.
    "Non se ne parla neanche! In questo stato non faresti un miglio! Vieni, sei tra amici! Potrai riposarti e nutrirti al sicuro. Ripartirai appena sarai in forze. Io sono Alice...che strano il tuo nome!"
    "E' ironico, nella mia lingua vuol dire Principe..." .


    CAPITOLO 2 DI NADIA



    …Alice li guardò con curiosità mista a simpatia. Oggi sarebbe stata una giornata diversa, lo sentiva. Iniziarono a percorrere fianco a fianco il tragitto che riportava al villaggio, con la testa piena di domande da fare al suo nuovo amico Brendam, a partire dalle origini del suo nome…
    “Alice!!! Finalmente, ma dove eri finita?”
    I suoi pensieri vennero improvvisamente interrotti dal richiamo di Enrich, suo compagno di giochi ed avventure sin da bambini, che da pochissimo tempo si era segretamente innamorato di lei.
    “Enrich, ciao!!! Mi stavi cercando? Cosa succede? Stavo tornando dalla mia solita passeggiata mattutina e, ehm…penso di aver perso la cognizione del tempo e…”
    “E tu chi sei?” La interruppe Enrich, rivolgendosi a Brendam
    “…ecco….lui è il motivo del mio ritardo. Si chiama Brendam, abitante di Tirakitan, fuggito miracolosamente dalle miniere del Tiranno. Ha bisogno di riposare e mangiare qualc…”
    Non riuscì a terminare il discorso che Enrich continuò:”Alice, io mi sono tremendamente preoccupato per te e tu stai qui in compagnia di uno sconosciuto?!
    Chiamato in causa Brendam tentò di spiegare ad Enrich chi fosse e perché si trovasse lì ma Enrich , scuotendo la testa, quasi irriconoscibile nel tono e nello sguardo replicò:” Alice, mi stupisco della tua ingenuità, oggi hanno tentato di aggredire Sebastiano; non credi che questo sconosciuto possa essere un uomo di fiducia del Tiranno, assoldato per guadagnare la tua fiducia?!”
    Mentre parlava si avvicinò minacciosamente a Brendam, lo strattonò con forza e lo immobilizzò. Brendam cercò di opporsi ma era troppo debole e rinunciò miseramente.
    Alice inizialmente non si oppose, assorta com’era nei suoi pensieri: …e se Enrich avesse avuto ragione? In fondo non sapeva nulla di Brendam, in più quello che era successo a Sebastiano era terribile…I due fatti potevano essere collegati! Ma come aveva fatto ad essere così ingenua!!!
    “E’ deciso, lo porteremo al villaggio dagli altri e decideremo insieme la sua sorte!” annunciò fiero Enrich
    “Alice, ti prego” implorò Brendam debolmente “non credere a quello parole, non sono vere…io non sono il nemico! Fidati di me, non ti deluderò…aiutami, ti racconterò tutta la mia storia, non lasciare che mi imprigionino ancora…Ti chiedo solo di avere fiducia in me…”
    Alice era davvero combattuta tra l’affetto profondo che provava per Enrich e il sentimento istintivo di simpatia e curiosità provato per Brendam. Il suo sguardo penetrante azzurro cielo, quel tono di voce profondo e rassicurante….poteva davvero mentire?
    All’altezza del bivio per il villaggio, seppure a malincuore, guardò la sua vecchia ma cara chitarra strinse più forte il manico e con rinnovata determinazione alzò lo sguardo cercando la complicità di Brendam…ora sapeva cosa doveva fare, Enrich avrebbe capito, l’avrebbe perdonata, in fondo era per una giusta causa….


    3°carta

    Alice non si aspettava certo che la sua vecchia chitarra potesse produrre un rumore tanto sordo sul capo del suo "amico" Enrich...poteva derivare dalla sua estrema cocciutaggine, forse...Comunque il colpo assestato ad Enrich lo tramortì quel tanto necessario ai nostri due amici per imboccare il sentiero che conduceva al bosco. Iniziarono a correre a perdifiato in mezzo alla radura, cercando di mantenere quanto piu' possibile il vantaggio su Enrich, che una volta ripresosi dal colpo avrebbe sicuramente radunato gli uomini del villaggio per dare loro la caccia.
    Dove sarrebbero andati? L'idea iniziale di Alice, ora non era più percorribile..non poteva andare a casa ma nonostante tutto guardando Brendan oramai stremato decise di fermarsi.
    "Alice, non possiamo fermarci, dobbiamo scappare e trovare un rifugio. Io non voglio essere rinchiuso un'altra volta...non potrei resistere...io..."
    Non fece in tempo a completare la frase che improvvisamente una freccia si conficcò nel tronco dell'albero di fronte.
    "Ah! Cosa succede?" esclamò impaurita Alice mentre Brendan prontamente la trascinò dietro un cespuglio in attesa di capire da dove provenisse la freccia...Non fu necessario, sentendosi osservati si voltarono e si trovarono di fronte un paio di ragazzotti in attesa armati di arco...
    Sarebbe stata una giornata diversa oggi? Così aveva pensato tra sè e sè Alice poco prima. Ora però iniziava ad avere paura, si sentiva in pericolo.
    "Chi siete? Cosa volete?" domandò Alice tradendo una finta spavalderia
    "Le facciamo noi le domande qui, dato che siete voi due ad essere degli intrusi...Comincia tu, giovane donna" chiese uno dei due ragazzi.
    "Io sono Alice, sono nata e cresciuta nel villaggio qui vicino, lui è Brendan abitante del Nord, scampato miracolosamente alla prigionia del Tiranno"
    "Chi ci dice che non siate due spie mandate proprio dal Tiranno invece..." replicò il ragazzo
    "No" lo interruppe Brendan "avvicinatevi e guardate qui". Mentre diceva questo uscì dal cespuglio , scoprendo il braccio destro e mostrando delle profonde cicatrici che lasciarono senza parole Alice e Turbati i due ragazzi "Questi segni mi sono stati fatti dai guardiani delle miniere del Tiranno che vigilavano sul nostro lavoro tutto il giorno..."
    "Io sono Flick" si presentò il piu' robusto dei due ragazzi interrompendo il racconto di Brendan "e lui è mio fratello Flock. Quelle cicatrici le conosciamo bene. Anni fa siamo stati rinchiusi nelle galere del Castello, ma grazie ad una distrazione delle guardie siamo riusciti a scappare rifugiandoci qui.Non siamo soli: tutti coloro che sono riusciti a scappare dalle violenze del Tiranno sono qui nel bosco. Da allora il nostro pensiero fisso è come vendicarci del..."
    Il suo discorso fu interrotto bruscamente dal transito di una carrozza che i due ragazzi conoscevano molto bene... Fecero appena in tempo a nascondersi tra le macchie. Per fortuna! La carrozza guidata dai Bruti del Tiranno si dirigeva di gran carriera verso il Castello. Velocemente Alice intravide un uomo che conosceva molto bene, che cercava di divincolarsi...Sebastiano!!! Era stato catturato, ma perchè? Alice soffocò un grido.Non appena la carrozza si allontanò afferrò decisa le mani di Brendan e di Flick ed esclamò: "Dobbiamo liberarlo! Sebastiano è in pericolo!"
    I tre uomini si guardarono annuendo: non c'era più tempo da perdere, l'ora della vendetta era giunta....i rischi sarebbero stati tanti ma erano uniti...e questo era importante, insieme avrebbero avuto una chance in più...



    XXXXXX




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    Messaggio  yendis Mar Feb 07, 2012 1:29 pm

    Bravissima, grazie!
    E quindi, se ho ben capito, andiamo a chiudere le nostre storie con l'esplosiva carta finale di Nadia75 ...
    A unire le fila di tutte le storie potrebbe pensarci Corry xò Wink
    Vabbè... per adesso......Favole avaaaaaaaaanti tutta e okkio allo scoglio!

      La data/ora di oggi è Dom Set 29, 2024 2:25 am