-Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...
Rachele guardava suo marito con amore ma anche con tanta pena….solo otto anni sposati, una valigia piena solo di speranze e tanti sogni oramai vuota. Quell’uomo, suo marito, era quasi irriconoscibile: rughe mai viste prima solcavano il suo viso inesorabilmente, gli occhi, un tempo allegri e ridenti, erano spenti e con una leggera ombra di malinconia e tristezza; le mani, le sue forti mani, quelle che l’avevano accarezzata dolcemente nel bellissimo momento della scoperta dell’amore, erano ruvide come carta vetra…purtroppo non erano arrivati bambini e Dio solo sa quanto l’avessero desiderato!!! Distolse lo sguardo angosciato dalla figura di suo marito e inconsciamente il suo sguardo si posò sullo specchio dove si rifletteva la sua figura! Non amava guardarsi allo specchio, non le piaceva ciò che vedeva e distolse lo sguardo nuovamente….
….Come fossero arrivati sino a quel punto non sapeva spiegarlo. Ripensando al passato rivedeva una ragazza piena di sogni, piena di iniziativa e voglia di vivere. Ricordava ancora quando suo padre, maestro del paese, le aveva comunicato che si sarebbero trasferiti nel villaggio vicino per assumere lui il ruolo di insegnante personale del figlio del signore Rodolfo, Corrado e la madre il ruolo di ancella personale della signora Clara, moglie del signore del Castello. Che opportunità sarebbe stata per lei, entrare in un ambiente nobile, a diretto contatto con persone di un certo livello e ceto sociale e, soprattutto la possibilità di continuare a coltivare la sua più grande passione, la scrittura e la musica…Quanto entusiasmo aveva accompagnato quel trasloco tanto da aver quasi offuscato la tristezza per gli amici che avrebbe perduto. L’arrivo al Castello, più di 20 anni fa, lo ricordava come fosse ieri: la signora Clara e il signore Rodolfo erano stati estremamente gentili con la sua famiglia e lei si era immediatamente ambientato. Il piccolo Corrado, suo coetaneo, invece era tremendamente taciturno, solitario, come se nascondesse un tremendo segreto…I giorni trascorrevano sereni. I suoi studi proseguivano, suo padre stava piano piano acquistando fiducia nei confronti di Corrado e la signora Clara oramai considerava mia madre più un’amica e confidente piuttosto che una semplice governante personale. Fino a quando, il primo giorno di primavera di tanto tempo fa, rientrando nelle mie stanze dopo una passeggiata nei dintorni del castello non sorpresi Corrado in un androne a piangere, stringendo tra le mani quello che poteva essere un piccolo ritratto…Mi avvicinai e con estrema delicatezza chiesi:” Perché piangi? E chi è quel neonato ritratto nella cornice che tieni così stretta?”. Corrado si asciugò goffamente le lacrime, tirò su con il naso e cominciò a raccontare con voce rotta dal pianto che aveva scoperto di non essere il figlio legittimo di Clara e Rodolfo, anzi loro così apparentemente affabili e gentili, in realtà erano dei tiranni che tanti anni fa avevano conquistato con l’inganno il castello, depredando ed uccidendo i precedenti signori, i suoi veri genitori…I motivi di tanta violenza non li aveva ancora scoperti, coì come non aveva ancora capito perché lui fosse stato risparmiato dalla furia omicida del tiranno. Le prove di quanto aveva scoperto erano in una cassapanca che un giorno per caso durante una delle sue escursioni solitarie nel castello aveva trovato ed ingenuamente aperto fantasticando di come avesse trovato un tesoro segreto. Il suo iniziale entusiasmo lasciò spazio rapidamente allo sconforto quando il presunto tesoro si trasformò in prove schiaccianti di una tragedia che aveva interessato la sua famiglia e la sua gente. Il suo sguardo fu quasi ipnotizzato da quel piccolo ritratto che ora stringeva tra le mani: raffigurava una piccola neonata che indossava un vestitino da cerimonia tutto bianco e ricamato. Intorno al collo un piccolo ciondolo raffigurante un fiore, sembrava un’orchidea in rilievo. Sembrava lo stesso ritratto che raffigurava sé stesso e che conservava in camera sua, tranne che per il ciondolo. Quello che però lo turbò maggiormente era la data impressa sul ritratto: era la stessa della sua nascita. “ Capisci Rachele? Io ho una sorella, gemella. Ecco questa tristezza che mi caratterizza, quella solitudine, quella sensazione di mancanza….Ho una sorella, ma dove si trova, cosa le sarà successo?”. Avevo ascoltato in silenzio quella storia, prima sorpresa, poi incredula ed infine dubbiosa… Come era possibile che nessuno avesse mai sospettato di quella famiglia? Che nessuno degli abitanti del villaggio fosse a conoscenza di quello che era accaduto? . “Corrado, ma credi davvero a quello che dici? Non stai fantasticando troppo?” “Rachele, è tutto vero. Perché non vieni con me, vedrai con i tuoi occhi le prove di quello che ti ho raccontato”. Ero davvero incuriosita, stavo rispondendo quando la voce di mio padre mi ricordò che era ora di tornare a casa. Ci scambiammo uno sguardo di intesa e complice; “Domani alla stessa ora vediamoci qui…ti seguirò nello scantinato, aspettami Corrado…” così lo avevo salutato.
Ora a pensarci forse mi sarei comportata diversamente, ma allora la mia famiglia era l’unico punto di riferimento e quella stessa sera confidai quanto raccontato da Corrado a mia madre e mio padre. La reazione dei miei genitori mi confuse: dubitare della bontà d’animo dei signori del Castello era pura ingratitudine; in futuro non avrei dovuto assolutamente assecondare le idee ingenue e fantasiose del signorino Corrado, anzi avrei fatto meglio a non frequentarlo…. Il giorno dopo mio padre mi portò con lui in paese a scegliere un nuovo spartito musicale e non andai all’appuntamento, ci andai il giorno successivo ma non trovai nessuno. Andai nel suo studio e vi trovai un Corrado completamente differente: freddo, distaccato, distante…mi disse solamente che la cassapanca era sparita e con essa il suo contenuto, le prove scomparse. Aveva solo il ritratto che aveva nascosto. Non dimenticherò mai il suo sguardo gelido, mi accusava di aver rivelato ai suoi “genitori”quanto confidatomi; io non capivo, avevo parlato solo con i miei genitori!!!
Fu l’inizio della fine. Nei giorni successivi il signore Rodolfo comunicò a mio padre l’intenzione di mandare suo figlio in un collegio militare e quindi il suo mandato era terminato con decorrenza immediata. Contemporaneamente la signora Clara comunicò a mia madre che una sua sorella rimasta vedova sarebbe venuta a stare al Castello e quindi avrebbe preso il posto di ancella personale….Nel giro di pochissimo la nostra vita cambiò radicalmente. Non avevamo più un posto dove andare né un lavoro ed io nbon avevo più quello che poteva diventare un amico….Corrado.
Trovammo un posto nel villaggio sottostante ed un lavoro “forato” alle dipendenze del signore: coltivare le sue terre consegnando quasi tutto il raccolto, trattenendo solo il minimo indispensabile per sopravvivere. Vidi invecchiare giorno dopo giorno mio padre e mia madre, quasi spegnersi anche se mio padre, per quanto fosse stanco, non rinunciava a leggere ogni sera un brano di un libro che adorava “il Piccolo Principe”, dopo cena, accanto al camino, alla luce fioca della candela ad olio….
Anche io non avevo del tutto perso l’entusiasmo ma scrivevo sempre meno e le occasioni per suonare erano davvero poche, potevo ogni tanto esercitarmi in chiesa, suonando l’organo: con il tempo le mie mani affusolate avevano lasciato spazio ai geloni e ai calli….il lavoro nei campi era davvero duro….
Una mattina d’inverno trovai mio padre ancora seduto sulla vecchia sedia a dondolo accanto al camino con la spessa coperta di lana sulle ginocchia ed in grembo il libro aperto…pareva dormisse ed invece la morta lo aveva sorprese nel sonno. Non doveva aver sofferto, il suo volto appariva sereno. Poco tempo dopo anche mia madre mi lasciò…Anche i signori del Castello morirono otto anni prima. Corrado era tornato, lo avevo incrociato mentre stavo tornando dai campi…era in una carrozza scortata da un gruppo di scagnozzi. Da allora il nostro piccolo regno si trasformò in una vera e propria dittatura. Da allora lui divenne per tutti il Tiranno…Quel giorno di tanti anni fa lo aveva cambiato davvero così tanto? Ma cosa era successo in quegli anni in cui era mancato dal Castello? Forse non l’avrebbe mai saputo…
Ero rimasta sola al mondo. Grazie all’affetto degli abitanti del villaggio trovai la forza di non lasciarmi andare e un giorno di fine estate, in occasione della festa per la vendemmia, tra balli e musica l’amore bussò alla mia porta, inaspettato, gioioso, come il sapore del mosto che preannunciava il vino nuovo. Il mio sguardo incrociò quello di Omar, un ragazzo del villaggio vicino venuto a dare una mano alla raccolta dell’uva. Un vero colpo di fulmine: mi colpì la sua timidezza, la sua passionalità mista a dolcezza…Ci sposammo quasi subito, speravamo di formare una famiglia piena di bambino, ma così non fu….
A tutto questo stava pensando quando vidi Sebastiano che stava per essere aggredito dagli uomini del Tiranno. Si scosse e riuscì con fatica a fermare Leonora che stava correndo fuori per soccorrerlo e difenderlo. Che carattere quella ragazza!!!!.............
Rachele guardava suo marito con amore ma anche con tanta pena….solo otto anni sposati, una valigia piena solo di speranze e tanti sogni oramai vuota. Quell’uomo, suo marito, era quasi irriconoscibile: rughe mai viste prima solcavano il suo viso inesorabilmente, gli occhi, un tempo allegri e ridenti, erano spenti e con una leggera ombra di malinconia e tristezza; le mani, le sue forti mani, quelle che l’avevano accarezzata dolcemente nel bellissimo momento della scoperta dell’amore, erano ruvide come carta vetra…purtroppo non erano arrivati bambini e Dio solo sa quanto l’avessero desiderato!!! Distolse lo sguardo angosciato dalla figura di suo marito e inconsciamente il suo sguardo si posò sullo specchio dove si rifletteva la sua figura! Non amava guardarsi allo specchio, non le piaceva ciò che vedeva e distolse lo sguardo nuovamente….
….Come fossero arrivati sino a quel punto non sapeva spiegarlo. Ripensando al passato rivedeva una ragazza piena di sogni, piena di iniziativa e voglia di vivere. Ricordava ancora quando suo padre, maestro del paese, le aveva comunicato che si sarebbero trasferiti nel villaggio vicino per assumere lui il ruolo di insegnante personale del figlio del signore Rodolfo, Corrado e la madre il ruolo di ancella personale della signora Clara, moglie del signore del Castello. Che opportunità sarebbe stata per lei, entrare in un ambiente nobile, a diretto contatto con persone di un certo livello e ceto sociale e, soprattutto la possibilità di continuare a coltivare la sua più grande passione, la scrittura e la musica…Quanto entusiasmo aveva accompagnato quel trasloco tanto da aver quasi offuscato la tristezza per gli amici che avrebbe perduto. L’arrivo al Castello, più di 20 anni fa, lo ricordava come fosse ieri: la signora Clara e il signore Rodolfo erano stati estremamente gentili con la sua famiglia e lei si era immediatamente ambientato. Il piccolo Corrado, suo coetaneo, invece era tremendamente taciturno, solitario, come se nascondesse un tremendo segreto…I giorni trascorrevano sereni. I suoi studi proseguivano, suo padre stava piano piano acquistando fiducia nei confronti di Corrado e la signora Clara oramai considerava mia madre più un’amica e confidente piuttosto che una semplice governante personale. Fino a quando, il primo giorno di primavera di tanto tempo fa, rientrando nelle mie stanze dopo una passeggiata nei dintorni del castello non sorpresi Corrado in un androne a piangere, stringendo tra le mani quello che poteva essere un piccolo ritratto…Mi avvicinai e con estrema delicatezza chiesi:” Perché piangi? E chi è quel neonato ritratto nella cornice che tieni così stretta?”. Corrado si asciugò goffamente le lacrime, tirò su con il naso e cominciò a raccontare con voce rotta dal pianto che aveva scoperto di non essere il figlio legittimo di Clara e Rodolfo, anzi loro così apparentemente affabili e gentili, in realtà erano dei tiranni che tanti anni fa avevano conquistato con l’inganno il castello, depredando ed uccidendo i precedenti signori, i suoi veri genitori…I motivi di tanta violenza non li aveva ancora scoperti, coì come non aveva ancora capito perché lui fosse stato risparmiato dalla furia omicida del tiranno. Le prove di quanto aveva scoperto erano in una cassapanca che un giorno per caso durante una delle sue escursioni solitarie nel castello aveva trovato ed ingenuamente aperto fantasticando di come avesse trovato un tesoro segreto. Il suo iniziale entusiasmo lasciò spazio rapidamente allo sconforto quando il presunto tesoro si trasformò in prove schiaccianti di una tragedia che aveva interessato la sua famiglia e la sua gente. Il suo sguardo fu quasi ipnotizzato da quel piccolo ritratto che ora stringeva tra le mani: raffigurava una piccola neonata che indossava un vestitino da cerimonia tutto bianco e ricamato. Intorno al collo un piccolo ciondolo raffigurante un fiore, sembrava un’orchidea in rilievo. Sembrava lo stesso ritratto che raffigurava sé stesso e che conservava in camera sua, tranne che per il ciondolo. Quello che però lo turbò maggiormente era la data impressa sul ritratto: era la stessa della sua nascita. “ Capisci Rachele? Io ho una sorella, gemella. Ecco questa tristezza che mi caratterizza, quella solitudine, quella sensazione di mancanza….Ho una sorella, ma dove si trova, cosa le sarà successo?”. Avevo ascoltato in silenzio quella storia, prima sorpresa, poi incredula ed infine dubbiosa… Come era possibile che nessuno avesse mai sospettato di quella famiglia? Che nessuno degli abitanti del villaggio fosse a conoscenza di quello che era accaduto? . “Corrado, ma credi davvero a quello che dici? Non stai fantasticando troppo?” “Rachele, è tutto vero. Perché non vieni con me, vedrai con i tuoi occhi le prove di quello che ti ho raccontato”. Ero davvero incuriosita, stavo rispondendo quando la voce di mio padre mi ricordò che era ora di tornare a casa. Ci scambiammo uno sguardo di intesa e complice; “Domani alla stessa ora vediamoci qui…ti seguirò nello scantinato, aspettami Corrado…” così lo avevo salutato.
Ora a pensarci forse mi sarei comportata diversamente, ma allora la mia famiglia era l’unico punto di riferimento e quella stessa sera confidai quanto raccontato da Corrado a mia madre e mio padre. La reazione dei miei genitori mi confuse: dubitare della bontà d’animo dei signori del Castello era pura ingratitudine; in futuro non avrei dovuto assolutamente assecondare le idee ingenue e fantasiose del signorino Corrado, anzi avrei fatto meglio a non frequentarlo…. Il giorno dopo mio padre mi portò con lui in paese a scegliere un nuovo spartito musicale e non andai all’appuntamento, ci andai il giorno successivo ma non trovai nessuno. Andai nel suo studio e vi trovai un Corrado completamente differente: freddo, distaccato, distante…mi disse solamente che la cassapanca era sparita e con essa il suo contenuto, le prove scomparse. Aveva solo il ritratto che aveva nascosto. Non dimenticherò mai il suo sguardo gelido, mi accusava di aver rivelato ai suoi “genitori”quanto confidatomi; io non capivo, avevo parlato solo con i miei genitori!!!
Fu l’inizio della fine. Nei giorni successivi il signore Rodolfo comunicò a mio padre l’intenzione di mandare suo figlio in un collegio militare e quindi il suo mandato era terminato con decorrenza immediata. Contemporaneamente la signora Clara comunicò a mia madre che una sua sorella rimasta vedova sarebbe venuta a stare al Castello e quindi avrebbe preso il posto di ancella personale….Nel giro di pochissimo la nostra vita cambiò radicalmente. Non avevamo più un posto dove andare né un lavoro ed io nbon avevo più quello che poteva diventare un amico….Corrado.
Trovammo un posto nel villaggio sottostante ed un lavoro “forato” alle dipendenze del signore: coltivare le sue terre consegnando quasi tutto il raccolto, trattenendo solo il minimo indispensabile per sopravvivere. Vidi invecchiare giorno dopo giorno mio padre e mia madre, quasi spegnersi anche se mio padre, per quanto fosse stanco, non rinunciava a leggere ogni sera un brano di un libro che adorava “il Piccolo Principe”, dopo cena, accanto al camino, alla luce fioca della candela ad olio….
Anche io non avevo del tutto perso l’entusiasmo ma scrivevo sempre meno e le occasioni per suonare erano davvero poche, potevo ogni tanto esercitarmi in chiesa, suonando l’organo: con il tempo le mie mani affusolate avevano lasciato spazio ai geloni e ai calli….il lavoro nei campi era davvero duro….
Una mattina d’inverno trovai mio padre ancora seduto sulla vecchia sedia a dondolo accanto al camino con la spessa coperta di lana sulle ginocchia ed in grembo il libro aperto…pareva dormisse ed invece la morta lo aveva sorprese nel sonno. Non doveva aver sofferto, il suo volto appariva sereno. Poco tempo dopo anche mia madre mi lasciò…Anche i signori del Castello morirono otto anni prima. Corrado era tornato, lo avevo incrociato mentre stavo tornando dai campi…era in una carrozza scortata da un gruppo di scagnozzi. Da allora il nostro piccolo regno si trasformò in una vera e propria dittatura. Da allora lui divenne per tutti il Tiranno…Quel giorno di tanti anni fa lo aveva cambiato davvero così tanto? Ma cosa era successo in quegli anni in cui era mancato dal Castello? Forse non l’avrebbe mai saputo…
Ero rimasta sola al mondo. Grazie all’affetto degli abitanti del villaggio trovai la forza di non lasciarmi andare e un giorno di fine estate, in occasione della festa per la vendemmia, tra balli e musica l’amore bussò alla mia porta, inaspettato, gioioso, come il sapore del mosto che preannunciava il vino nuovo. Il mio sguardo incrociò quello di Omar, un ragazzo del villaggio vicino venuto a dare una mano alla raccolta dell’uva. Un vero colpo di fulmine: mi colpì la sua timidezza, la sua passionalità mista a dolcezza…Ci sposammo quasi subito, speravamo di formare una famiglia piena di bambino, ma così non fu….
A tutto questo stava pensando quando vidi Sebastiano che stava per essere aggredito dagli uomini del Tiranno. Si scosse e riuscì con fatica a fermare Leonora che stava correndo fuori per soccorrerlo e difenderlo. Che carattere quella ragazza!!!!.............
Mar Gen 07, 2014 2:55 pm Da CORRY
» HOLIDAYS IN THE TIME OF CRISIS
Mar Ago 27, 2013 3:37 pm Da CORRY
» DESPERATELY SEEKING SISSI' !!!!
Mer Apr 03, 2013 4:07 pm Da Il Terrore dei Sette Mari
» FILASTROCCHE
Mar Mar 12, 2013 12:11 am Da chihiro
» CORRY HA VO-TA-TO !
Gio Mar 07, 2013 9:02 am Da CORRY
» FAVOLESCION SPAZIALE
Mar Gen 29, 2013 3:39 pm Da katrina
» A VOLTE RITORNANO .....
Mar Gen 29, 2013 10:45 am Da JTKIRK
» FINALE N2 MEGLIO TARDI CHE MAI!!!!!!!!!!!!
Lun Nov 12, 2012 1:16 pm Da katrina
» MR CROCODILE CORRY ! PART SIX
Ven Set 21, 2012 2:03 pm Da katrina