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    Adele e la luna sul camino -SECONDO CAPITOLO (giusto? perchè il cameo non si conta? Katrina pensaci tu!)

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    chihiro


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    Data d'iscrizione : 25.10.11
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    Adele e la luna sul camino -SECONDO CAPITOLO (giusto? perchè il cameo non si conta? Katrina pensaci tu!) Empty Adele e la luna sul camino -SECONDO CAPITOLO (giusto? perchè il cameo non si conta? Katrina pensaci tu!)

    Messaggio  chihiro Mer Dic 14, 2011 7:49 pm

    PRIMO CAPITOLO
    Il vento spazzava la valle. Che fatica alzarsi di buon'ora per andare a lavorare i campi. E poi per che cosa? Per portare ricchezza al tiranno che viveva nel castello e pretendeva tutti i proventi del nostro lavoro per arricchirsi lasciando ai sudditi solo il minimo per sopravvivere e, a volte, nemmeno quello...
    Adele aveva dieci anni e alle nove del mattino era già rientrata dal forno del paese con due pagnotte belle calde di pane appena sfornato. Si era alzata che era ancora buio e dietro alla sorella più grande, Maria, era uscita di casa alle prime luci dell’alba, con i lampioni a gas ancora accesi e una striscia di cielo azzurro contro le montagne. Le due bambine si erano avvolte nei loro scialli intirizzite dal freddo e Adele ancora assonnata aveva camminato per un pezzetto con gli occhi chiusi, stringendo al petto il sacco di farina. Solo al forno, scaldate dal fuoco vivace della bocca di mattoni e dalle voci delle altre donne dalle gote rosse dal calore, si erano sentite al sicuro, con le guance che si incendiavano e le labbra che si screpolavano in un sorriso. Per tutto il viaggio di ritorno a casa avevano riso, una pagnotta calda contro il petto di ognuna e la luna spenta che le guardava rientrare rincuorata.


    CAPITOLO CAMEO DI YENDIS


    Rientrando in casa, però, si erano subito zittite. C'era uno strano silenzio, la mamma aveva gli occhi rossi e fissava, senza far nulla, il camino che si stava spegnendo; al piccolo Roberto nessuno badava. Il loro fratellino si stava succhiando un lembo della vestina, aveva il visetto tutto rosso e gli occhi stupiti e pieni di lacrime, certo aveva pianto parecchio. Adele si tolse il paltot e lo prese subito in braccio con dolcezza, cercando di consolarlo. Maria si era già messa a preparargli un po' di pane e latte, riattizzando intanto il fuoco. Entrambe guardavano di sottecchi la mamma, non osando chiederle nulla.

    Adele aveva appena finito di imboccare Robertino e stava raschiando per bene il fondo del piatto quando la loro mamma, come se le avesse viste solo in quel momento, si lasciò andare sulla panca e disse con la voce rotta: "Vostro padre è morto". Tacque per qualche secondo, come per prendere fiato e riprese: " Maria svelta vai a chiamare Fra Tomaso. Adele tu vai dal falegname e fallo venire qui. Io... io... Andate, su!"

    Adele guardò smarrita la sorella, erano giorni che il loro papà aveva la febbre alta, ma che succedesse una disgrazia così grande... mai mai l'avrebbe immaginato! Robertino, stanco per il gran pianto e con la pancia piena si stava già addormentando sulla sua spalla, lo posò delicatamente nella culla e lo coprì bene. Si rimise il paltot cullandolo sempre più piano ancora un pochino, ormai dormiva profondamente. La sorella la stava aspettando sull'uscio con la faccia triste, la raggiunse e insieme uscirono nella nebbia.

    TERZO CAPITOLO
    Camminarono per un po’ in silenzio, il cuore stretto in una morsa e la paura di piangere al solo tentare di proferire una parola. Se non poteva consolarle, la nebbia per lo meno sembrava proteggerle dal mondo esterno e dagli sguardi dei passanti, rinviando il momento di uscire allo scoperto e di dover dire ad altre anime vive della morte del loro padre.
    Fu davanti a un lampione acceso che le due bambine si separarono, dirette verso la canonica una e verso la falegnameria l’altra.
    Una volta rimasta sola Adele sentì un gran freddo entrare nelle ossa e provò nostalgia per quei minuti di serenità trascorsi solo poche ore prima al forno. Senza rendersene conto arrivò davanti alla porta del falegname e entrò.
    In un primo momento nessuno si accorse della bambina. C’erano altri clienti nella bottega e tra di loro parlavano di mensole e scalini da ordinare come se fossero di vitale importanza. Adele li odiò e sentì le lacrime bruciarle gli occhi. Sentiva la voce del falegname Luigi sgridare il garzone per aver sbagliato un intarsio e sentì le lacrime scendere lungo il viso e arrivarle salate fino alle labbra. Si asciugò con la manica del cappotto e vide che uno dei clienti la fissava. Era un uomo alto, col mantello spesso e un cilindro ben calato in testa. La guardava da dietro gli occhiali con aria attenta e stranamente interessata.
    - Cosa ti succede piccola?
    - Niente, ho fretta di parlare con Luigi, deve venire a casa mia
    - Cosa è successo? – chiese lesto il cliente elegante
    - E’ morto mio papà e la mamma ha detto di far venire il falegname a casa
    Lo strano signore sembrò riflettere per qualche istante prima di continuare
    - Ho paura che Messer Luigi qua ne abbia per un po’. Ma non ti preoccupare, anch’io ero un falegname. Vista la situazione, posso venire io da te e non chiederò nemmeno un soldo alla tua mamma.
    La bambina rimase per qualche istante in silenzio e lo strano cliente continuò sorridendo:
    - Che maleducato, non mi sono ancora presentato: mi chiamo Altiero e tu?
    - Adele. Grazie signor Altiero, ma non vorrei recarle disturbo…
    - Nessun disturbo piccola Adele, ero qui per salutare il mio amico Luigi, ma posso tornare in un altro momento. Se si tratta di aiutare una famiglia in difficoltà…
    Adele, che non vedeva l’ora di uscire dalla falegnameria, pensò che per lo meno la mamma avrebbe potuto risparmiare qualche soldo e accettò di buon grado l’aiuto di quel generoso signore così elegante.
    Il nuovo benefattore sorrise mellifluo e strinse le mani della bambina
    - Bene Adele, aspettami qua fuori mentre vado a prendere la carrozza e ti accompagno a casa.
    Uscirono dalla bottega ancora avvolta dalla nebbia e, mentre iniziava a sentire una strana inquietudine salirle dal cuore, Adele vide un’ombra sbatterle contro. Era Milo, il garzone che si era appena preso una sonora strigliata dal suo datore di lavoro che usciva di gran carriera dal retro della falegnameria.
    - Scusa Adele non ti avevo visto
    - Non ti preoccupare Milo, nemmeno io ti avevo riconosciuto, sto aspettando una persona
    - Se vuoi l’aspetto insieme a te. Ho tutto il tempo che vuoi, Luigi mi ha appena cacciato per un intarsio che non piaceva al cliente. Ma in fondo io so che il mio giglio era molto più bello della banale edera che era stata richiesta. Ma chi stai aspettando?
    - Un amico di Luigi, si chiama Altiero e faceva il falegname. Si è offerto di venire a casa mia per…per..
    Le parole le morirono sulle labbra
    - Per?
    - Per la bara del mio papà
    La nebbia coprì lo sguardo rattristito di Milo, che, con la voce più ferma che riuscì continuò:
    - Un amico di Luigi? Quel falegname non sarebbe amico nemmeno di Geppetto e Pinocchio con il carattere che si ritrova! Sei sicura che ti ha detto così?
    - ..sssì, mi sembra di sì. Ha detto che non ci avrebbe chiesto un soldo e che sarebbe venuto subito a casa mia..
    - E tu ti sei fidata così?
    - Mi sa di sì…in effetti era un po’ troppo elegante per essere stato un falegname … avrei potuto almeno chiedere come mai aveva smesso…
    - E ora stai per portarlo a casa tua?
    - Credo di sì… non lo so, mi sembrava un buon affare…sono stata una sciocca!
    Lo stomaco di Adele iniziò a contorcersi per la paura. In un momento così triste lei aveva dato fiducia a un perfetto sconosciuto portandolo addirittura da sua mamma che ignara, stava aspettando di vederla arrivare con il falegname del paese.
    - E ora come faccio a…
    Adele non fece in tempo a finire la frase che sentì Milo prenderle la mano e intimarle:
    - Corri!!
    I due ragazzini iniziarono a correre più forte che potevano, schivando ombre di passanti e gatti randagi. Arrivarono al lampione ormai spento dove poco prima si erano separate le due sorelle, e svoltarono, accompagnati dal sole che finalmente iniziava a illuminare la strada e dagli ultimi scampoli di una nebbia che si stava oramai diradando. Adele si sforzò di non pensare a quello che l’aspettava a casa e di dimenticarsi di non aver svolto il compito che le aveva dato la mamma. Il cuore le batteva ancora forte, ma iniziò a sentirsi sollevata. Da casa sua usciva un po’ di fumo dal camino e qualcuno stava correndo insieme a lei stringendole la mano. Se non avesse visto la sorella arrivare sull’uscio con il curato avrebbe forse sorriso pensando che, nonostante tutto, dopo la nebbia, può esserci ancora il sole, e il camino acceso.

    Nel frattempo, davanti l’insegna del falegname del paese, un uomo elegante scendeva da una carrozza con aria contrariata. Si toglieva il cilindro e lo buttava rabbiosamente per terra per poi raccoglierlo con indifferenza sotto gli sguardi contrariati di due passanti. Avrebbe dovuto ricominciare da capo, rientrare in quella bottega polverosa e attendere nuovamente il cliente giusto, un cliente con lo sguardo triste e una bara da ordinare. Una bella bara da seguire e in cui nascondere il bottino che giaceva sul fondo del suo cappello.

      La data/ora di oggi è Ven Lug 05, 2024 10:39 am